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Emma Prestia, Traduzioni italiane dei refranes del Don Chisciotte
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1. El Amor es invisible, y entra y sale por do quiere, sin que nadie le pida cuenta de sus hechos
QII, cap. LVI
It. FRANCIOSINI: L’amore è invisibile, & entra, & esce dove gli piace, senza che nissuno gli domandi il conto di quanto ei fa (p. 557).
It. GAMBA: Invisibile si è Amore, ed entra ed esce ove più gli torna, senza che siavi che gli domandi conto di quanto opera (p. 505).
It. GIANNINI: Amore è invisibile ed entra ed esce di dove vuole, senza che nessuno gli chieda conto di quel che fa (p. 481).
It. CARLESI: Amore è invisibile, ed entra ed esce di dove vuole, senza che nessuno gli chieda conto dei fatti suoi (p. 1067).
It. MARONE: Amore è invisibile ed entra ed esce per dovunque, senza che alcuno gli domandi conto delle sue azioni (p. 540).
It. BODINI: L’Amore è invisibile ed entra ed esce da dove gli pare, senza che nessuno gli chieda conto delle sue azioni (p. 1042).
It. FALZONE: L’Amore è invisibile, ed entra ed esce di dove vuole, senza che nessuno gli chieda conto dei suoi atti (p. 816).
It. LA GIOIA: Amore è invisibile, entra ed esce dove vuole, senza rendere conto a nessuno (p. 892).
It. CANALE: L’Amore è invisibile ed entra ed esce da dove vuole, senza che nessuno possa chiedergli conto delle sue azioni (p. 1769).
Le traduzioni sono letterali. Le poche differenze sono presenti nell’ultima parte del refrán, dove La Gioia e Gamba modificano il soggetto della frase originale (nessuno), utilizzandolo il primo come complemento di termine (a nessuno), il secondo sostituendolo con un verbo locativo (che siavi).Infine "nissuno", adottata da Franciosini, è la variante ormai obsoleta di ‘nessuno’ secondo il GRADIT. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre entra y sale por do quiere: entra e esce dove gli piace (Franciosini); entra ed esce ove più gli torna (Gamba)entra ed esce per dovunque (Marone)entra ed esce di dove vuole (Carlesi, Falzone, Giannini); entra ed esce dove vuole (La Gioia); entra ed esce da dove vuole (Canale); entra ed esce da dove gli pare (Bodini).
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 464.
2. El amor mira con unos antojos, que hacen parecer oro al cobre, a la pobreza, riqueza, y a las lagañas, perlas
QII, cap. XIX
It. FRANCIOSINI: L’amore guarda con certi occhiali, che fanno parer l’oro simile al rame, la ricchezza alla povertà, e la cispa alle perle (p. 183).
It. GAMBA: L’amore guarda con certi occhiali che fanno parere oro il rame, ricchezza la povertà, perle la cispa (p. 172).
It. GIANNINI: L’amore guarda con certi occhiali che fan parere oro il rame, ricchezza la povertà e perle la cispa (p. 163).
It. CARLESI: L’amore guarda con certi occhiali che fa parere oro il rame, ricchezza la miseria e perle la cispa (p. 749).
It. MARONE: L’amore guarda con certi occhiali che fanno apparire oro il rame, ricchezza la povertà e perle le cispe (p. 186).
It. BODINI: L’amore guarda le cose con certi occhiali che fanno sembrare oro il rame, ricchezza la povertà e perle le cispe (p. 742).
It. FALZONE: L’amore guarda con certe lenti che fanno sembrare oro il rame, ricchezza la povertà e perle le cispe (p. 581).
It. LA GIOIA: L’amore guarda con certi occhiali che fanno vedere oro per rame, ricchezza per povertà, e perle per cispe (p. 624).
It. CANALE: L’amore guarda con lenti che fanno sembrare oro il rame, ricchezza la povertà e perle la cispa (p. 1243).
Tutte le traduzioni sono letterali. Per antojos si noti l’uso di varianti italiane occhiali e lenti, e per lagañas l’alternanza singolare/plurale cispa/cispe. Si noti come in questo caso il termine "antojos" in lingua spagnola si arricchisca di altri significati quali "capriccio", "desiderio acuto e irrazionale", che la traduzione letterale in italiano inevitabilmente sacrifica e l’ambiguità di conseguenza si perde del tutto. Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 201.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 181.
3. El amor y la guerra son una misma cosa, y así como en la guerra es cosa lícita y acostumbrada usar de ardides y estratagemas para vencer al enemigo, así en las contiendas y competencias amorosas se tienen por buenos los embustes y marañas que se hacen
QII, cap. XXI
It. FRANCIOSINI: L’amore e la guerra sono un’istessa cosa; e sì come nella guerra è cosa lecita, e solita, il servirsi delle strattagemme, e degl’inganni per vincer il nimico, così nelle contese, e competenze amorose, si tengono per buoni gl’imbrogli, e gl’intrighi, che si fanno per conseguire il fine che si desidera, purche non siano in pregiudizio, e disonore della cosa amata (p. 208).
It. GAMBA: L’amore e la guerra sono una cosa stessa, e che come è lecito in guerra d’usar inganni e strattagemmi per vincere il nemico, al modo stesso sono permessi nelle contese e competenze amorose gli intrighi e gli affascinamenti per conseguir il bramato fine, quando però non tornino a disprezzo e a disonore dell’oggetto che si ama (p. 194).
It. GIANNINI: L’amore e la guerra sono una stessa cosa, e come nella guerra è lecito e comunemente praticato fare uso di astuzie e di stratagemmi per vincere il nemico, così nei contrasti e nelle rivalità amorose si ritengono per buoni gl’imbrogli e i raggiri messi in opera per conseguire il fine desiderato, purché non siano in pregiudizio e disdoro dell’oggetto amato (p. 186).
It. CARLESI: Amore e guerra son tutt’uno, e quindi come in guerra è cosa lecita e abituale usare di astuzie e di strattagemmi per vincere il nemico, così nella competizioni amorose sono da ritenersi legittimi gli inganni e le furberie praticati per raggiungere lo scopo che si desidera, purché non tornino a discredito dell’oggetto amato (p. 770).
It. MARONE: L’amore e la guerra sono la stessa cosa e, perciò come in guerra è cosa lecita e naturale far uso di astuzie e stratagemmi per vincere il nemico, allo stesso modo nelle contese e competenze amorose son ritenuti legittimi gli inganni e le furberie che si compiono per raggiungere il fine che si brama, sempre che essi non siano in offesa e disonore della persona amata (pp. 208-209).
It. BODINI: L’amore e la guerra sono una medesima cosa, e così come in guerra è cosa lecita e normalmente praticata usar tranelli e stratagemmi per vincere il nemico, così nelle lotte e nelle rivalità amorose si considerano buoni gli inganni e le astuzie che si adoperano per conseguire il fine che si desidera, purché non sia a discapito e a danno dell’onore della cosa amata (p. 761).
It. FALZONE: L’amore e la guerra sono una stessa cosa, e come in guerra è cosa lecita e consueta usar astuzie e stratagemmi per vincere il nemico, così nelle lotte e nelle rivalità amorose sono tenuti per buoni i tranelli e gl’imbrogli praticati per conseguire il fine che si desidera, purché non siano a scapito e discredito dell’oggetto amato (pp. 596-597).
It. LA GIOIA: L’amore e la guerra sono la medesima cosa, e come in guerra è lecito e usuale usare inganni e stratagemmi per vincere il nemico, così nelle contese e nelle rivalità amorose valgono i trucchi e le astuzie che servono a ottenere lo scopo che si desidera, sempre che non siano a discapito e non tornino a disonore dell’oggetto amato (pp. 642-643).
It. CANALE: L’amore e la guerra sono una stessa cosa e, come in guerra è lecito e comune usare astuzie e stratagemmi per vincere il nemico, così, nelle contese e rivalità amorose si considerano buoni gli inganni e le menzogne usati per raggiungere il fine desiderato, sempre che non lo si faccia a scapito e danno dell’onore della cosa amata (pp. 1277-1279).
Tutte le versioni italiane si limitano a fornire la traduzione letterale del testo, senza ricercare una personalizzazione di costrutto sintattico o di scelta lessicale operata. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre ardides y estratagemas: inganni e stratagemmi (Franciosini, Gamba, La Gioia); astuzie e stratagemmi (Marone, Carlesi, Falzone, Giannini, Canale); tranelli e stratagemmi (Bodini). Varianti per embustes y marañas: imbrogli e intrighi (Franciosini);intrighi e affascinamenti (Gamba);inganni e furberie (Marone, Carlesi); tranelli e imbrogli (Falzone);imbrogli e raggiri (Giannini); trucchi e astuzie (La Gioia);inganni e astuzie (Bodini);inganni e menzogne (Canale). Si noti come Franciosini mantenga la traduzione più fedele dei due sostantivi, come Gamba inverta l’ordine di traduzione dei due sostantivi, infine come i restanti autori ricorrano a sinonimi (Falzone, La Gioia, Canale) che si allontano dal significato originale. La parte iniziale di questo refrán, el amor y la guerra son una misma cosa, è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 202.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 201.
4. El cautiverio es el mayor mal que puede venir a los hombres
QII, cap. LVIII
It. FRANCIOSINI: La schiavitudine è il maggior male, che può venire à gl’uomini (p. 566).
It. GAMBA: La schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini (pp. 514-515).
It. GIANNINI: La schiavitù è il peggiore dei mali che agli uomini possano toccare (p. 491).
It. CARLESI: La schiavitù è il peggior male che possa capitare agli uomini (p. 1075).
It. MARONE: La servitù è il male peggiore che possa capitare agli uomini (p. 549).
It. BODINI: Non c’è più grande male che possa venire agli uomini che la schiavitù (p. 1051).
It. FALZONE: La schiavitù è il maggior male che possa capitare agli uomini (p. 823).
It. LA GIOIA: La soggezione è il peggiore dei mali che possano colpire un uomo (p. 899).
It. CANALE: La prigionia è per un uomo il maggiore dei mali (p. 1785).
Le traduzioni sono letterali. Giannini disloca a sinistra del verbo il complemento di termine (agli uomini), non rispettando la posizione finale del testo di riferimento; Bodini modifica la struttura della frase e sposta alla fine del sintagma "la schiavitù", focus e soggetto del testo spagnolo in considerazione; Canale anche modifica la struttura poiché disloca a sinistra del complemento oggetto il complemento di svantaggio (per un uomo); Marone opta per una traduzione secondo il giro all’italiana con l’ordine sostantivo-aggettivo (male peggiore). Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre el cautiverio: la schiavitudine (Franciosini); la schiavitù (Gamba, Carlesi, Falzone, Giannini, Bodini); la servitù (Marone); la soggezione (La Gioia); la prigionia (Canale). Varianti per el mayor mal: il maggior male (Franciosini, Falzone);il peggior male (Gamba, Carlesi);il male peggiore (Marone);il peggiore dei mali (Giannini, La Gioia);il più grande male (Bodini);il maggiore dei mali (Canale). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 212.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 470.
5. El comenzar las cosas es tenerlas medio acabadas
QII, cap. XLI
It. FRANCIOSINI: Il cominciar le cose, è un averle quasi mezzo finite (p. 397).
It. GAMBA: Il cominciare le cose è averle quasi mezzo finite (p. 368).
It. GIANNINI: Chi ben comincia è alla metà dell’opera (p. 349).
It. CARLESI: Chi ben comincia è alla metà dell’opera (p. 931).
It. MARONE: Cominciare le cose è come averle fatte a metà (p. 386).
It. BODINI: Chi ben comincia è alla metà dell’opera (p. 913).
It. FALZONE: Chi ben comincia è alla metà dell’opera (p. 716).
It. LA GIOIA: Cosa cominciata è mezza terminata (p. 779).
It. CANALE: Chi ben comincia è a metà dell’opera (p. 1541).
Franciosini, Gamba e Marone traducono l’espressione proverbiale in modo letterale, mantenendo quindi la struttura originale spagnola del refrán; tutti gli altri traduttori invece optano per l’adozione di un proverbio dell’italiano col medesimo significato di quello cervantino: Carlesi, Falzone, Giannini, Bodini e CANALE: traducono con "chi ben comincia è a metà dell’opera", La Gioia ricorre a "cosa cominciata è mezza terminata". Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 216.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 347.
6. El consejo de la mujer es poco, y el que no le toma es loco
QII, cap. VII
It. FRANCIOSINI: Il consiglio della mia moglie è poco, e colui che non le piglia è sciocco (p. 60).
It. GAMBA: Il consiglio della moglie è poco, ma colui che non lo piglia è sciocco (p. 64).
It. GIANNINI: Consiglio di donna non è gran fatto, ma chi non lo piglia vuol dir che è matto (p. 63).
It. CARLESI: Consiglio di donna poco vale, ma chi non lo segue fa male (p. 644).
It. MARONE: Il consiglio della donna vale poco, ma chi non lo accoglie è matto (p. 71).
It. BODINI: Consiglio di donna non val molto, però chi non l’ascolta è proprio stolto (p. 641).
It. FALZONE: Consiglio di donne poco vale ma chi non l’ascolta non ha sale (p. 502).
It. LA GIOIA: Consiglio della moglie poco vale, ma quando non l’ascolti ti va male (p. 535).
It. CANALE: La donna dà consigli raramente e chi non li accetta è fuori di mente (1065).
A differenza del caso precedente, si può qui notare l’alternanza di "donna" e di "moglie" per tradurre mujer. L’articolo determinativo posto a inizio frase è mantenuto da Franciosini, Gamba e Marone, ed è omesso da tutti gli alti traduttori. Si noti come le traduzioni di Carlesi, Falzone, Giannini, La Gioia, Bodini e CANALE: siano tutte riadattate all’italiano in modo da poter conferire al proverbio la rima presente nel testo spagnolo. Carlesi e La Gioia sostituiscono la traduzione del predicato nominale es loco inserendo un predicato verbale "fa male" (Carlesi), "ti va male" (La Gioia). Le traduzioni più letterali sono quelle di Franciosini, di Gamba e di Marone. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre es loco:è sciocco (Franciosini, Gamba);è matto (Marone, Giannini); non ha sale (Falzone);è proprio stolto (Bodini);è fuori di mente (Canale)Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 217.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 87.
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