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Emma Prestia, Traduzioni italiane dei refranes del Don Chisciotte
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1. Oficio que no da de comer a su dueño no vale dos habas
QII, cap. XLVII
It. FRANCIOSINI: L’offizio che non dà da mangiare al suo padrone, non vale due fichi secchi (p. 455).
It. GAMBA: Governo che non dà da mangiar al suo padrone, non vale due fichi secchi (p. 422).
It. GIANNINI: Cattivo è il mestiere che non nutrisce l’artefice (p. 398).
It. CARLESI: Un governo che non dà da mangiare al governatore non vale un fico secco (p. 981).
It. MARONE: Un ufficio che non dà da mangiare al suo padrone non vale due fave (p. 445).
It. BODINI: Una carica che non dà da mangiare al suo titolare non vale due fave (p. 962).
It. FALZONE: Una carica che a chi l’esercita non dà da mangiare, non vale due fave (p. 753);; LA GIOIA: Un incarico che non dà pane a chi lo svolge non vale due soldi (p. 821).
It. CANALE: Un officio che non dà da mangiare al padrone non vale due fave (p. 1625).
Le traduzioni risultano per lo più letterali ad esclusioni di quella di Giannini poiché egli rielabora e riassume l’espressione proverbiale, mantenendo comunque il significato del testo originale. Tutti, tranne Gamba, inseriscono l’articolo (determinativo o indeterminativo) a inizio frase prima del soggetto, e La Gioia traduce metaforicamente no da de comer con l’espressione "non dà pane". La traduzione letterale di dos habas, "due fave", è riscontrata nei testi di Marone, Falzone, Bodini e Canale; Gamba, Carlesi e La Gioia adottano invece alcuni modi di dire italiani, con significati equivalenti, e traducono rispettivamente con "due fichi secchi", "un fico secco" e "due soldi". Di seguito le varianti italiane adottate per oficio: offizio (Franciosini); governo (Gamba, Carlesi); ufficio/officio (Marone, Canale); carica (Falzone, Bodini); mestiere (Giannini);incarico (La Gioia). Varianti per a su dueño: al suo padrone (Franciosini, Gamba, Marone, Canale); al governatore (Carlesi); a chi lo esercita (Falzone); l’artefice (Giannini); a chi lo svolge (La Gioia); al suo titolare (Bodini). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 254.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 389.
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