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Emma Prestia, Traduzioni italiane dei refranes del Don Chisciotte
A B C D E G L M N O P S T U V
LA LE LO
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1. La boca sin muelas es como molino sin piedra, y en mucho más se ha de estimar un diente que un diamante
QI, cap. XVIII
It. FRANCIOSINI: La bocca senza denti, è come un Mulino senza macina; & molto più s’ha da stimare un dente, che un diamante (p. 177).
It. GAMBA: La bocca senza mascellari è come un mulino senza macina, e in molto maggior conto deesi tenere un dente che un diamante (p. 162).
It. GIANNINI: La bocca senza denti è come molino senza mola, e molto più conto si deve fare di un dente che di un diamante (p. 159).
It. CARLESI: La bocca senza molari è come un molino senza macine, e bisogna fare maggior conto d’un dente che d’un diamante (p. 164).
It. MARONE: La bocca senza denti è come un mulino senza pietra e molto più si deve stimare un dente che un brillante (p. 269).
It. BODINI: La bocca senza molari è come un mulino senza ruota e ciascun dente va tenuto più caro di un diamante (p. 174).
It. FALZONE: La bocca senza molari è come un mulino senza macina, e bisogna dar molto più valore a un dente che a un diamante (p. 129).
It. LA GIOIA: Una bocca senza denti è come un mulino senza macina, e un dente vale più di un diamante (p. 139).
It. CANALE: Una bocca senza molari è come un mulino senza pietra e un dente deve stimarsi assai di più che un diamante (p. 281).
Le traduzioni sono letterali, ma si noti come La Gioia e Bodini modifichino la parte finale del refrán riassumendola. Canale disloca a sinistra un diente, mettendo in evidenza l’oggetto della riflessione in modo immediato, e Marone è l’unico che adotta "brillante" per tradurre diamante. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre muelas: denti (Franciosini, Marone, Giannini, La Gioia); mascellari (Gamba); molari (Carlesi, Molari, Bodini, Canale). Varianti per piedra: macina (Franciosini, Gamba, Falzone, La Gioia); pietra (Marone); macine (Carlesi); mola (Giannini)ruota (Bodini, Canale). Varianti per se ha da estimar: s’ha da stimare/si deve stimare (Franciosini, Marone, Canale); deesi tenere (Gamba); bisogna fare conto (Carlesi); bisogna dar valore (Falzone). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 206.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 227.
2. La buena mujer estaba obligada a no dar ocasión a su marido a que riñese, sino a quitalle todas aquellas que le fuese posible
QI, cap. XXXIV
It. FRANCIOSINI: La buona Moglie era obbligata a non dare occasioni a suo marito, di gridare, anzi di levargli dinanzi tutte quelle, ch’ella potesse (p. 449).
It. GAMBA: Parte non tradotta (p. 378).
It. GIANNINI: La buona moglie è obbligata a non dare occasione al marito di avere a questionare, sì bene a levargliene di mezzo quante più gliene sia possibile (p. 377).
It. CARLESI: Una buona moglie non deve dare al marito occasioni di litigio, ma anzi cercare di allontanarle quanto più è possibile (p. 389).
It. MARONE: La buona donna era obbligata ad evitare che suo marito litigasse, per quanto a lei fosse possibile (p. 518).
It. BODINI: La buona moglie aveva il dovere di non esporre a liti il marito, anzi doveva far di tutto per evitargliene, per quant’era possibile, le occasioni (p. 393).
It. FALZONE: La buona moglie ha il dovere di non dar al marito occasioni di litigio, ma levar di mezzo tutte quelle che le sia possibile evitargli (p. 304).
It. LA GIOIA: Una buona moglie aveva il dovere di non mettere il marito in duelli o risse, per quanto possibile (p. 323).
It. CANALE: Una buona donna era obbligata a non offrire al marito occasioni di scontro, ma, anzi, a liberarlo il più possibile da esse (pp. 645-647).
Le traduzioni sono letterali ma Gamba omette l’espressione proverbiale nella sua traduzione italiana, e Marone e La Gioia sintetizzano la seconda parte. In Marone, inoltre, il "marito" da complemento di termine diventa soggetto. Si noti l’alternanza di moglie e donna per mujer e l’uso dell’articolo indeterminativo da parte di Carlesi, La Gioia e Canale.Infine "levare di mezzo" è una scelta stilistica appartenente ad un registro colloquiale, diversamente da quelle più formali rappresentate da "evitare/allontanare", presenti nelle restanti versioni (GRADIT 2007). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 250.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 435.
3. La hermosura en la mujer honesta es como el fuego apartado, o como la espada aguda: que ni él quema ni ella corta a quien a ellos no se acerca
QI, cap. XIV
It. FRANCIOSINI: La bellezza in una donna onesta è come il fuoco lontano, o com’una tagliente spada, che né questa taglia, né quell’altro abbrucia a chi non gli s’avvicina (p. 123).
It. GAMBA: La bellezza è nell’onesta femmina come fuoco lontano, o come spada acuta, che né quello abbrucia né questa ferisce chi non si accosta (p. 119).
It. GIANNINI: La bellezza in donna onesta è come fuoco acceso discosto o spada aguzza; quello non brucia né questa ferisce chi non vi si avvicina (p. 114).
It. CARLESI: La bellezza nella donna onesta è come il fuoco lontano, è come una spada acuta. Quello non brucia e l’altra non ferisce chi non s’accosta (p. 121).
It. MARONE: La bellezza nella donna onesta è come un fuoco mantenuto in disparte, o come una spada acuta: che né l’uno brucia né l’altra taglia coloro che a essi non si appressano (p. 219).
It. BODINI: La bellezza in una donna onesta è come il fuoco che sta da parte o come la spada affilata: che l’uno non brucia e l’altra non taglia chi non le si accosta (p. 131).
It. FALZONE: La bellezza in una donna onesta è come il fuoco lontano, è come una spada tagliente: che né l’uno brucia né l’altro taglia chi non si avvicina ad essi (p. 95).
It. LA GIOIA: La bellezza è come un fuoco lontano o una spada affilata: quello non scotta e questa non taglia se non chi gli vada vicino (p. 105).
It. CANALE: La bellezza nella donna onesta è come un fuoco appartato o come una spada acuminata: né quello brucia, né questa taglia chi non si avvicina (p. 213).
Le traduzioni sono letterali, ma La Gioia generalizza il significato dell’espressione proverbiale attribuendolo alla bellezza in generale e non alla bellezza in una donna onesta. Franciosini inverte l’ordine sostantivo-aggettivo del testo di partenza in espada aguda e traduce con "tagliente spada", mentre Gamba inverte in mujer honesta traducendo con "onesta femmina". Nel tradurre, l’ordine degli elementi all’interno del sintagma della seconda parte dell’espressione proverbiale (que ni él quema ni ella corta a quien a ellos no se acerca) è mantenuto solamente da Franciosini; gli altri traduttori, al contrario, inseriscono prima l’effetto del fuoco lontano e dopo quello della spada acuta, restando coerenti all’ordine con cui erano stati enunciati in precedenza nel refrán, ma non al testo del Quijote. La lezione adottata da Marone, "appressano", secondo il GRADIT è un verbo di uso letterario e diacronicamente più antico rispetto ad "avvicinarsi/accostarsi", entrambi appartenenti al lessico fondamentale di ogni parlante, e rappresentanti le versioni scelte dai restanti traduttori. Di seguito le varianti italiane adottate per fuego apartado: fuoco lontano (Franciosini, Gamba, Carlesi, Falzone, La Gioia); fuoco mantenuto in disparte (Marone); fuoco acceso discosto (Giannini); fuoco che sta da parte (Bodini); fuoco appartato (Canale). Si noti come Marone, Giannini e Bodini ricorrano all’uso di perifrasi per rendere il significato di apartado, tradotto negli altri casi come un semplice aggettivo. Varianti per espada aguda: tagliente spada (Franciosini, Falzone); spada acuta (Gamba, Marone, Carlesi); spada aguzza (Giannini); spada affilata (La Gioia, Bodini); spada acuminata (Canale). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 235.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 186.
4. La historia es como cosa sagrada; porque ha de ser verdadera, y donde está la verdad, está Dios, en cuanto a verdad
QII, cap. III
It. FRANCIOSINI: L’Historia è come una cosa sacra, perché ha da esser vera, e dove è la verità, vi è Dio in quanto alla verità (p. 31).
It. GAMBA: La storia è come una cosa sacra: debb’essere vera; dov’è la verità v’è Iddio Signore quanto alla verità (p. 36).
It. GIANNINI: La storia è qualche cosa di sacro, perché dev’essere veritiera; e dove è la verità ivi è Dio, egli essendo verità (p. 39);; CARLESI: La storia è come una cosa sacra, perché bisogna che sia assolutamente vera, e dov’è la verità, è Dio che n’è la sorgente (p. 619).
It. MARONE: La storia è come una cosa sacra, perché deve essere vera e dove è la verità quivi è Dio, in quanto a verità (p. 44).
It. BODINI: La storia è come una cosa sacra; perché dev’esser veridica, e dove c’è la verità, c’è Dio, in quanto verità (p. 617).
It. FALZONE: La storia è come una cosa sacra, perché deve essere veritiera, e dov’è la verità, lì è Dio, in quanto è verità (p. 483).
It. LA GIOIA: La storia è materia sacra, perché deve essere vera, e dove c’è la verità c’è Dio in quanto verità (p. 515).
It. CANALE: La storia è come una cosa sacra, chè ha da essere vera e dove c’è la verità c’è Dio, in quanto verità (p. 1025).
Le traduzioni sono letterali. Si noti come Franciosini, Gamba e Marone mantengano nella propria versione italiana la preposizione "a" presente nel sintagma spagnolo davanti al sostantivo (verdad), che invece viene omessa da tutti gli altri traduttori in questione. Si noti infine come Carlesi non traduca letteralmente l’espressione en cuanto a verdad ricorrendo a un complemento di limitazione in italiano, ma come scelga di attribuire al soggetto, Dio, la denotazione di "sorgente", ricorrendo a una frase relativa semplice; operazione simile sulla struttura della frase, ma con ricorso a una relativa implicita resa con il modo gerundio, viene effettuata da Giannini. La parte donde está la verdad, está Dios di questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 288.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 64.
5. La música compone los ánimos descompuestos y alivia los trabajos que nacen del espíritu
QI, cap. XXVIII
It. FRANCIOSINI: La musica compone gl’animi scomposti, & alleggerisce le pene, cagionate dall’immaginazione (p. 330).
It. GAMBA: La musica rimette gli animi scomposti e alleggerisce i mali dello spirito (p. 284).
It. GIANNINI: La musica calma gli animi sconvolti e mitiga i travagli dello spirito (p. 282).
It. CARLESI: La musica calma gli animi turbati e alleggerisce i mali dello spirito (p. 290).
It. MARONE: La musica calma le anime agitate e conforta le inquietudini dello spirito (p. 419).
It. BODINI: La musica rasserena gli animi turbati e placa le preoccupazioni che nascono dallo spirito (p. 297).
It. FALZONE: La musica rasserena gli animi turbati e allevia i travagli dello spirito (p. 228).
It. LA GIOIA: La musica rasserena gli animi e allevia le preoccupazioni (p. 242).
It. CANALE: La musica pone ordine negli animi disordinati e allevia i travagli dello spirito (p. 485).
Fatta eccezione per La Gioia, che riassume il refrán, tutti gli altri traduttori scelgono di sostituire la relativa que nacen del espirítu con un semplice complemento di specificazione (dello spirito) o di causa efficiente come nel caso di Franciosini (dall’immaginazione). Bodini è colui che rende più fedelmente in italiano traducendo e mantenendo l’ordine di ogni singola unità sintattica, compresa la relativa appena analizzata. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre animos descompuestos: animi scomposti (Franciosini, Gamba); anime agitate (Marone); animi turbati (Carlesi, Falzone, Bodini); animi sconvolti (Giannini); animi (La Gioia); animi disordinati (Canale). Varianti per alivia los trabajos: alleggerisce le pene (Franciosini); alleggerisce i mali (Gamba, Carlesi); conforta le inquietudini (Marone); allevia i travagli (Falzone, Canale); mitiga i travagli (Giannini); allevia le preoccupazioni (La Gioia); placa le preoccupazioni (Bodini).
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 349.
6. La mujer y la gallina, por andar se pierden aína; y la que es deseosa de ver, también tiene deseo de ser vista
QII, cap. XLIX
It. FRANCIOSINI: La donna, e la gallina, per andare si perdono in una mattina, e quella che è desiderosa di vedere, tiene ancor desiderio d’esser vista (p. 489).
It. GAMBA: La donna e la gallina per andare attorno si perdono in una mattina; e quella che è desiderosa di vedere, desidera anche di essere veduta (p. 448).
It. GIANNINI: La donna e la gallina con gironzare van presto in rovina e la smaniosa di vedere è smaniosa d’esser vista (p. 426).
It. CARLESI: La donna e la gallina, per andare a zonzo, si perdono in una mattina; e donna che desidera di vedere, desidera anche d’esser vista (p. 1010).
It. MARONE: La donna e la gallina per andare a zonzo si perdono spesso; e colei che desidera vedere, ha voglia anche di essere veduta (p. 477).
It. BODINI: La donna e la gallina per camminare si perdono; e chi ha voglia di vedere, ha voglia d’esser vista (p. 988).
It. FALZONE: La donna e la gallina col girar vanno in rovina, e chi ha smania di vedere ha anche smania d’esser vista (p. 775).
It. LA GIOIA: La donna e la gallina, troppo andare le rovina; e chi tanto vuol vedere ha pur voglia di esser vista (p. 845).
It. CANALE: La donna e la gallina, se troppo vanno, vanno dritte alla rovina e quella che muore dalla voglia di vedere, muore anche dalla voglia di essere vista (p. 1671).
A differenza del caso appena analizzato [La historia es como cosa sagrada...], qui il termine mujer viene tradotto italiano da tutti con "donna" e non con "moglie". Franciosini, Gamba, Carlesi, Falzone, Giannini, La Gioia e CANALE: non traducono fedelmente in italiano la parte iniziale dalla frase proverbiale, e il loro intento sembra voler ricreare la rima che è presente nel testo spagnolo (la donna e la gallina per andare si perdono in una mattina/vanno in rovina). Bodini non traduce l’avverbio aína mentre Marone lo rende in italiano con "spesso". La seconda parte è tradotta con maggior fedeltà da Franciosini e Gamba, mentre CANALE: enfatizza la traduzione di "es deseosa" de con "muore dalla voglia di" anziché "è desiderosa di". Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre la que es deseosa de ver: quella che è desiderosa di vedere (Franciosini, Gamba); colei che desidera vedere (Marone); donna che desidera di vedere (Carlesi); chi ha smania di vedere (Falzone); la smaniosa di vedere (Giannini); chi tanto vuol vedere (La Gioia); chi ha voglia di vedere (Bodini); quella che muore dalla voglia di vedere (Canele). La parte iniziale del refrán, la mujer y la gallina, por andar se pierden aína, è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 251.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 414.
7. La rueda de la Fortuna anda más lista que una rueda de molino
QI, cap. XLVII
It. FRANCIOSINI: La ruota della Fortuna gira più che una macina da mulino (p. 623).
It. GAMBA: La ruota della fortuna gira più che una macchina da mulina (p. 526).
It. GIANNINI: La ruota della Fortuna va più lesta d’una ruota da molino (p. 512).
It. CARLESI: La ruota della fortuna va più forte che quella d’un mulino (p. 531).
It. MARONE: La ruota della fortuna corre più veloce di quella di un molino (p. 670).
It. BODINI: La ruota della Fortuna corre più della ruota d’un mulino (p. 531).
It. FALZONE: La ruota della Fortuna va più lesta d’una ruota da mulino (p. 416).
It. LA GIOIA: La ruota della fortuna gira più rapida della ruota di un mulino (p. 441).
It. CANALE: La ruota della fortuna è più veloce di una ruota di mulino (p. 877).
Le traduzioni sono letterali. Si noti come il termine "ruota", presente in entrambi gli elementi di paragone di quest’espressione proverbiale, non si utilizzi nuovamente per tradurre la rueda de molino nelle versioni di Franciosini, Gamba, Marone, Carlesi; i primi due infatti adottano l’equivalente italiano "macina", gli ultimi due invece riprendono la "ruota" attraverso il pronome dimostrativo "quella". Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre anda más lista: gira più (Franciosini, Gamba); corre più veloce (Marone); va più forte/va più lesta (Carlesi, Falzone, Giannini); gira più rapida (La Gioia); corre più (Bodini);è più veloce (Canale). Varianti per rueda de molino: macina da mulino (Franciosini); macchina da mulino (Gamba);(quella) di un mulino (Marone, Carlesi); ruota da mulino/ruota da molino (Falzone, Giannini); ruota di un mulino (La Gioia, Bodini); ruota di mulino (Canale). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 231.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 562.
8. Las armas de los togados son las mesmas que las de la mujer, que son la lengua
QII, cap. XXXII
It. FRANCIOSINI: L’arme de’ togati sono l’istesse che quelle delle donne, che sono la lingua (p. 313).
It. GAMBA: Gli uomini di toga non conoscono altre armi tranne quelle delle donne, vale a dire la lingua (p. 294).
It. GIANNINI: L’arma della gente di toga è la stessa della donna, vale a dire la lingua (p. 279).
It. CARLESI: Le armi degli uomini di toga e di lettere son lo stesse di quelle delle donne e cioè la lingua (p. 859).
It. MARONE: (tutti conoscono essere) Le armi degli uomini di toga le stesse di quelle delle femmine e cioè la lingua (p. 305).
It. BODINI: Le armi di quelli che hanno la tonaca son le stesse di quelle della donna (p. 846).
It. FALZONE: Le armi dei letterati sono le stesse di quelle della donna, cioè consistono nella lingua (p. 663).
It. LA GIOIA: I togati usano la stessa arma delle donne, ossia la lingua (p. 718).
It. CANALE: Le armi dei togati sono le stesse della donna, cioè la lingua (p. 1423).
Le traduzioni risultano per la maggior parte letterali. Nelle versioni di Gamba e di La Gioia i valori sintattici del soggetto (las armas) e del complemento di specificazione (de los togados) vengono mutati; il primo diventa complemento oggetto, il secondo assume invece il valore di soggetto. Giannini e La Gioia volgono al singolare "las armas", forse in accordo con "la lingua", non attenendosi quindi ai verbi e al testo di partenza; Franciosini, Gamba, Marone, Carlesi e La Gioia volgono al plurale "la mujer", forse per enfatizzare il fatto che la maggior parte delle donne si comporti in questo modo; Bodini infine non specifica quali siano le armi utilizzate, anche se presenti nel sintagma spagnolo di riferimento. Solo Franciosini e Falzone riportano il secondo verbo presente nel refrán a differenza degli altri che semplificano con le congiunzioni coordinative "cioè" o "ossia", forse per l’assenza di concordanza di numero tra il verbo, che è al plurale, e l’oggetto, che è al singolare. "Arme", lezione adottata da Franciosini per tradurre "las armas", corrisponde alla variante letteraria di ‘arma’ secondo il GRADIT. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre togados: togati (Franciosini, La Gioia, Canale); uomini di toga (Gamba, Marone); uomini di toga e di lettere (Carlesi); letterati (Falzone); gente di toga (Giannini); quelli che hanno la tonaca (Bodini). "Togati" e "letterati", presenti nelle versioni di Franciosini, La Gioia, Canale e Falzone, sono le traduzioni più fedeli all’originale cervantino "togados"; le altre varianti riscontrate sono invece perifrasi che hanno il chiaro intento di rendere più comprensibile il concetto espresso dal refrán, risultando perciò meno formali dei primi.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 282.
9. Las gracias y los donaires no asientan sobre ingenios torpes
QII, cap. XXX
It. FRANCIOSINI: Le grazie, e gentilezze non hanno il suo seggio in ingegni rozzi (p. 301).
It. GAMBA: Le grazie ed il brio non hanno il loro seggio nei rozzi ingegni (p. 283).
It. GIANNINI: Le facezie e le arguzie non hanno loro dimora in menti tarde (p. 267).
It. CARLESI: Le facezie e i motti spiritosi non albergano nei cervelli torpidi (p. 849).
It. MARONE: Le arguzie e le grazie non s’addicono a ingegni gretti (p. 293).
It. BODINI: Le arguzie e gli scherzi mal s’adattano a chi è tardo di mente (p. 835).
It. FALZONE: Le facezie e le arguzie non albergano in menti tarde (p. 654).
It. LA GIOIA: Gli scherzi e le arguzie non nascono da menti pigre (p. 709).
It. CANALE: La facezia e il garbo non poggiano su ingegni ottusi (p. 1405).
Tutti i traduttori mantengono la struttura del sintagma di partenza e traducono in modo per lo più letterale il refrán. Marone e Canale, nelle loro edizioni, invertono l’ordine dei soggetti enunciati a inizio frase nel testo spagnolo e traducono prima los donaires, rispettivamente con "arguzie" e "facezia", e poi las gracias, rispettivamente con "le grazie" e "il garbo"; Gamba invece inverte l’ordine sostantivo-aggettivo di ingenios torpes traducendo quindi con "rozzi ingegni". Nell’edizione di Bodini, infine, ingenios torpes (complemento di limitazione) diventa complemento di provenienza. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre las gracias y los donaires: le grazie, e gentilezze (Franciosini); le grazie ed il brio (Gamba); le arguzie e le grazie (Marone); le facezie e i motti spiritosi (Carlesi); le facezie e le arguzie (Falzone, Giannini); gli scherzi e le arguzie/ le arguzie e gli scherzi (La Gioia, Bodini); la facezia e il garbo (Canale). Varianti per no asientan sobre: non hanno il suo/loro seggio in/nei (Franciosini, Gamba); non s’addicono a (Marone); non albergano nei/in (Carlesi, Falzone); non hanno loro dimora in (Giannini); non nascono da (La Gioia); mal s’adattano a (Bodini); non poggiano su (Canale). Varianti per ingenios torpes: ingegni rozzi/rozzi ingegni (Franciosini, Gamba);ingegni gretti (Marone); cervelli torpidi (Carlesi); menti tarde (Falzone); menti pigre (La Gioia); tardo di mente (Bodini);ingegni ottusi (Canale). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 233.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 272.
10. Las iras de los amantes suelen parar en maldiciones
QII, cap. LXVII
It. FRANCIOSINI: Li sdegni de gl’amanti sogliono aver per fine le maledizioni (p. 665).
It. GAMBA: Gli sdegni degli amanti sogliono finire in maledizioni (p. 595).
It. GIANNINI: Le ire degli innamorati sogliono finire in maledizioni (p. 583).
It. CARLESI: Le ire degli innamorati vanno a finire in maledizioni (p. 1160).
It. MARONE: Le ire degli innamorati sogliono terminare in maledizioni (p. 646).
It. BODINI: Le ire degli amanti sogliono tradursi in maledizioni (p. 1134).
It. FALZONE: Le ire degli amanti sogliono andare a finire in maledizioni (p. 886).
It. LA GIOIA: La rabbia degli innamorati finisce sempre in maledizioni (p. 970).
It. CANALE: Le ire degli amanti si traducono di solito in maledizioni (p. 1927).
Le traduzioni sono letterali. Si noti l’adozione da parte dei traduttori di varianti come gli sdegni, le ire o la rabbia per rendere in italiano las iras. La prima variante, "sdegni", è stata utilizzata nelle proprie versioni da Franciosini e Gamba: questa scelta risulta infatti più adatta e inoltre diacronicamente più antica rispetto al termine più comune "rabbia" adottato da La Gioia; l’alternativa stilistica colloquiale adottata da quest’ultimo si discosta dalla traduzione più formale, oltre che letterale, "ire", presente nelle restanti traduzioni elencate (GRADIT 2007). Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre suelen parar: sogliono aver per fine (Franciosini); sogliono finire (Gamba, Giannini); sogliono terminare (Marone); vanno a finire (Carlesi); sogliono andare a finire (Falzone); finisce sempre (La Gioia); sogliono tradursi (Bodini); si traducono di solito (Canale). Si noti come La Gioia traduca liberamente suelen con il rafforzativo "sempre", che ne modifica il significato letterale, e come Carlesi affievolisca il significato di continuità dell’azione veicolato dall’uso del verbo solere. "Sogliono" è inoltre marcato diacronicamente, come nel caso precedente, poiché secondo il GRADIT esso rappresenta la forma più antica rispetto alle altre varianti utilizzate.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 547.
11. Las promesas de enamorados, por la mayor parte, son ligeras de prometer y muy pesadas de cumplir
QII, cap. LII
It. FRANCIOSINI: Le promesse degli innamorati, per la maggior parte sono leggieri da promettersi, e molto gravi da mantenersi (p. 517).
It. GAMBA: Le promesse degli innamorati, d’ordinario sono facili ad essere fatte, e difficili troppo ad essere mantenute (p. 469).
It. GIANNINI: Promesse d’innamorati: promesse che, per la più parte, agevoli sono a farsi ma difficili molto ad osservarsi (p. 448).
It. CARLESI: Le promesse d’un innamorato, d’ordinario son molto facili a farsi e molto difficili a mantenersi (p. 1033).
It. MARONE: Le promesse degli innamorati, il più delle volte, sono facili da formulare, ma difficili da mantenere (p. 503).
It. BODINI: Le promesse d’innamorati, per lo più facili a darsi e difficili a mantenersi (p. 1009).
It. FALZONE: Le promesse d’innamorati, per la maggior parte, sono facili a farsi e molto difficili a mantenersi (p. 792).
It. LA GIOIA: Le promesse di innamorati, per la maggior parte sono leggere da farsi e pesanti da mantenere (pp. 864-865).
It. CANALE: Le promesse d’innamorati, nella maggior parte dei casi, sono leggeri a farsi, ma pesantissimi a compiersi (p. 1711).
Le traduzioni sono letterali; unici elementi di personalizzazione si rilevano nelle versioni di Giannini e Bodini, i quali ricorrono entrambi a modifiche morfo-sintattiche dell’espressione proverbiale, con obiettivi però diversi. Giannini isola l’oggetto di riflessione del refràn in una frase nominale seguita dai due punti (Promesse d’innamorati:), ripetendovi subito dopo il medesimo sostantivo con funzione di clitico di ripresa e conseguente enfatizzazione del concetto. Bodini invece omette il verbo, rendendo l’espressione proverbiale una frase nominale. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre por la mayor parte: per la/nella maggior parte (Franciosini, Falzone, Canale); d’ordinario (Gamba, Carlesi);il più delle volte (Marone); per la più parte (Giannini); per lo più (Bodini). Gamba e Carlesi scelgono di sintetizzare la perifrasi derivante dalla traduzione letterale dell’espressione utilizzata nel refrán.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 434.
12. Las tierras que de suyo son estériles y secas, estercolándolas y cultivándolas vienen a dar buenos frutos
QII, cap. XII
It. FRANCIOSINI: Le terre che di sua natura sono sterili, e secche, inletamandole, e cultivandole, vengono a far buoni frutti (p. 105).
It. GAMBA: I terreni che sono sterili e senza umore nutritivo, a forza di mettervi buon letame, e di coltivarli, vengono a produrre buone frutta (p. 107).
It. GIANNINI: Le terre che di per sé sono sterili e magre, concimandole e coltivandole vengono a dar buoni frutti (p. 100).
It. CARLESI: Le terre che son di suo sterili e aride, concimandole e coltivandole, arrivano a dar buoni frutti (p. 682).
It. MARONE: Le terre che per se stesse sono sterili ed aride, concimandole e coltivandole, finiscono per dare buoni frutti (p. 114).
It. BODINI: I terreni che per loro natura sono sterili e secchi, gettandovi sterco e coltivandoli finiscono col dare buoni frutti (p. 678).
It. FALZONE: Le terre che per natura sono sterili e secche, gettandovi sterco e coltivandole, finiscono col dar buoni frutti (p. 531);; LA GIOIA: I terreni che di suo sono sterili e secchi, concimandoli e coltivandoli, finiscono per dare buoni frutti (pp. 567-568).
It. CANALE: Le terre che, di per sé, sono sterili e secche, se si letamano e si coltivano, danno buoni frutti (p. 1129).
Le traduzioni sono letterali, tranne quella di Gamba poiché egli non traduce de suyo, parafrasa secas con "senza umore nutritivo" e non mantiene i due gerundi estercolándolas e cultivándolas, optando per l’espressione italiana "a forza di mettervi buon letame, e di coltivarli". Si noti l’alternanza di "terre" e "terreni" per tierras. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre de suyo: di sua natura (Franciosini); per se stesse (Marone); di suo (Carlesi, La Gioia); per natura (Falzone); di per sé (Giannini, Canale); per loro natura (Bodini). Varianti per estercolándolas: inletamandole (Franciosini); concimandole/concimandoli (Marone, Carlesi, Giannini, La Gioia); gettandovi sterco (Falzone, Bodini); se si letamano (Canale). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 282.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 122.
13. Las virtudes adoban la sangre, y en más se ha de estimar y tener un humilde virtuoso que un vicioso levantado
QII, cap. XXXII
It. FRANCIOSINI: Le virtù acconciano il sangue, e più s’hà da stimare, & apprezzare un umil virtuoso, che un vizioso sublimato (p. 324).
It. GAMBA: Le virtù emendano i difetti del sangue, e più assai è da tenersi conto dell’umile virtuoso, che del vizioso portato ad elevazione (p. 302).
It. GIANNINI: Le virtù compensano il difetto del sangue e si deve stimare e tenere in maggior conto un umile virtuoso anziché un magagnato eminente (p. 287).
It. CARLESI: Le virtù nobilitano la stirpe, e si deve stimar di più un virtuoso d’umile condizione che un vizioso altolocato (p. 869).
It. MARONE: Le virtù nobilitano il sangue, e più deve essere stimato e considerato un umile virtuoso che un nobile carico di vizi (p. 315).
It. BODINI: Le virtù nobilitano il sangue, e un umile che sia virtuoso va stimato e apprezzato assai più che non un potente vizioso (pp. 854-855).
It. FALZONE: Le virtù rimediano al lignaggio e si deve stimare e tenere in maggior conto un umile virtuoso che un vizioso eminente (p. 670).
It. LA GIOIA: Le virtù nobilitano il sangue, ed è più da considerare e da stimare un umile virtuoso che un vizioso di buona nascita (p. 726).
It. CANALE: Le virtù purificano il sangue, dovendosi tenere in più alta stima e considerazione un umile virtuoso che un vizioso eminente (p. 1437).
Le traduzioni del refrán risultano per lo più letterali soprattutto per quanto riguarda la prima parte. Anche in questo caso Gamba preferisce parafrasare alcuni elementi dell’enunciato come si può notare nel caso del verbo adoban, reso in italiano col significato di "emendare i difetti di" anziché coi più semplici di "purificare" o "nobilitare", o come nel caso del vicioso levantado tradotto con "vizioso portato ad elevazione". Come già in altri casi Canale modifica la struttura sintattica della seconda parte del refrán; qui trasforma in una subordinata implicita quella che nel testo spagnolo di partenza è una coordinata copulativa. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre adoban: acconciano (Franciosini); emendano (Gamba); nobilitano (Marone, Carlesi, La Gioia, Bodini); rimediano (Falzone); compensano il difetto (Giannini); purificano (Canale). "Acconciare" risulta diacronicamente marcato in quanto più antico delle altre varianti presenti nelle restanti traduzioni italiane appena elencate (GRADIT 2007). Varianti per la sangre: il sangue (Franciosini, Gamba, Marone, Giannini, La Gioia, Bodini, Canale); la stirpe (Carlesi);il lignaggio (Falzone). Varianti per vicioso levantado: vizioso sublimato (Franciosini); vizioso portato ad elevazione (Gamba); nobile carico di vizi (Marone); vizioso altolocato (Carlesi); vizioso eminente (Falzone, Canale); magagnato eminente (Giannini); vizioso di buona nascita (La Gioia); potente vizioso (Bodini). Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 239.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 291.
14. Letras sin virtud son perlas en el muladar
QII, cap. XVI
It. FRANCIOSINI: Le lettere senza virtù, son perle in un monte di spazzatura (p. 147).
It. GAMBA: Le virtuose e buone lettere se alla virtù non si accompagnino, diventano perle tra le sozzure (p. 142).
It. GIANNINI: Lettere senza virtù sono perle nel letamaio (p. 134).
It. CARLESI: Le lettere senza virtù son perle nel letamaio (p. 719).
It. MARONE: Le lettere senza virtù sono perle nel letamaio (p. 154).
It. BODINI: Le lettere senza virtù son perle in un letamaio (p. 713).
It. FALZONE: Le lettere senza virtù sono perle in un letamaio (p. 558).
It. LA GIOIA: Le lettere senza virtù sono perle nel letamaio (p. 598).
It. CANALE: Lettere senza virtù altro non sono che perle in un letamaio (p. 1193).
Le traduzioni sono letterali, ad esclusione di quella di Gamba poiché egli enfatizza il soggetto con due aggettivi, "virtuose" e "buone", che non sono presenti nel testo di partenza, e rende in italiano letras sin virtud con la perifrasi "se alla virtù non si accompagnino" differentemente dagli altri che traducono letteralmente "lettere senza virtù". Solo Canale sceglie di tradurre "lettere", senza anteporre l’articolo determinativo adottato da tutti gli altri autori, mantenendosi fedele all’originale spagnolo, e inoltre modifica la struttura originale marcando la sua traduzione dal punto di vista sintattico, adottando una frase pseudoscissa, caratterizzata dalla suddivisione dell’informazione in due nuclei distinti. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre muladar: monte di spazzatura (Franciosini); sozzure (Gamba); letamaio (Marone, Carlesi, Falzone, Giannini, La Gioia, Bodini, Canale). Franciosini e Gamba non ricorrono alla traduzione letterale del termine ma scelgono due sinonimi attenuanti il significato. Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 241.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 154.
15. Lo que cuesta poco, se estima en menos
QI, cap. XXXIV
It. FRANCIOSINI: Quello che costa poco, si stima meno (p. 432).
It. GAMBA: Quello che costa poco si stima meno (p. 367).
It. GIANNINI: Cosa che poco costa poco s’apprezza (p. 365).
It. CARLESI: Le cose che meno costano meno si apprezzano (p. 375).
It. MARONE: Ciò che costa poco si stima meno (p. 504).
It. BODINI: Ciò che costa poco si apprezza meno (p. 380).
It. FALZONE: Ciò che costa poco si apprezza meno (p. 293).
It. LA GIOIA: Ciò che costa poco si apprezza meno (p. 312).
It. CANALE: Quello che costa poco si stima meno (p. 625).
Le traduzioni risultano letterali e rispettano la bipartizione del sintagma spagnolo. Carlesi e Giannini invertono l’ordine verbo-avverbio del testo di riferimento e traducono: cuesta poco rispettivamente con "meno costano" e "poco costa"; se estima en menos rispettivamente con "meno si apprezzano" e "poco s’apprezza". Si può infine notare come Carlesi metta il soggetto al plurale e non al singolare come la parte di testo originale e come tutte le altre traduzioni italiane qui esaminate. Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 218.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 424.
16. Los montes crían letrados, y las cabañas de los pastores encierran filósofos
QI, cap. L
It. FRANCIOSINI: I monti producono letterati, e nelle capanne de’ Pastori si trovano de’ Filosofi (p. 658).
It. GAMBA: Le montagne producono uomini di sapere, ed anche nelle capanne pastorecchie alberga la filosofia (p. 558).
It. GIANNINI: I monti producono gente letterata e le capanne dei pastori racchiudono dei filosofi (p. 541).
It. CARLESI: Le montagne producono letterati e le capanne dei pastori racchiudon filosofi (p. 560).
It. MARONE: I boschi producono letterati e le capanne dei pastori contengono dei filosofi (p. 700).
It. BODINI: I monti allevano letterati e le capanne dei pastori racchiudono filosofi (p. 558).
It. FALZONE: Le montagne producono letterati e le capanne dei pastori racchiudono filosofi (p. 438).
It. LA GIOIA: I monti allevano letterati e le capanne di pastori albergano filosofi (p. 464).
It. CANALE: I monti alimentano letterati e le capanne dei pastori racchiudono filosofi (p. 921).
Le traduzioni sono per lo più letterali, ma si nota come Gamba e Giannini traducano letrados con due differenti perifrasi: "uomini di sapere" e "gente letterata", e come Franciosini e Gamba, nella seconda parte dell’espressione proverbiale, modifichino la sintassi della frase, ponendo il soggetto (le capanne) come complemento di luogo e l’oggetto diretto (i filosofi) come il nuovo soggetto. Si noti l’alternanza di monti/montagne/boschi per tradurre montes e l’alternanza di capanne dei pastori/capanne pastorecchie per rendere in italiano cabañas de los pastores. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre crían: producono (Franciosini, Gamba, Marone, Carlesi, Falzone, Giannini); allevano (La Gioia, Bodini); alimentano (Canale). Si noti come La Gioia e Bodini ricorrano al significato denotativo del verbo. Varianti per encierran: contengono (Marone); racchiudono (Carlesi, Falzone, Giannini, Bodini, Canale); albergano (La Gioia). La soluzione di La Gioia è la più distante dal significato originale del termine.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 589.
17. Los refranes son sentencias breves, sacadas de la experiencia y especulación de nuestros antiguos sabios; y el refrán que no viene a propósito antes es disparate que sentencia
QII, cap. LXVII
It. FRANCIOSINI: I proverbii, sono sentenze brevi, cavate dall’esperienza, e speculazione de nostri antichi Savii: & il proverbio, che non viene a proposito, è più tosto sproposito, che sentenza (p. 670).
It. GAMBA: I proverbii sono sentenze brevi, cavate dalla sperienza, e dalle speculazioni dei nostri antichi saggi, e che il proverbio ch’esce senza occasione, è piuttosto sproposito che sentenza (p. 599).
It. GIANNINI: I proverbi son brevi sentenze, derivate dall’esperienza e dall’osservazione dei nostri saggi del tempo antico; intento però il proverbio che non cade a proposito è piuttosto una scempiaggine che una sentenza (p. 586).
It. CARLESI: I proverbi sono brevi sentenze, che i nostri antichi saggi hanno tratto dall’esperienza e dall’osservazione; ma il proverbio citato a sproposito è piuttosto una sciocchezza che una sentenza (p. 1164).
It. MARONE: I proverbi sono brevi sentenze derivate dall’esperienza e dall’osservazione dei nostri antichi saggi; mentre il proverbio citato a sproposito è piuttosto una sciocchezza che una sentenza (p. 650).
It. BODINI: I proverbi sono brevi sentenze, tratte dall’esperienza e dalla riflessione dei nostri antichi savi; e il proverbio che non viene a proposito, è uno sproposito, non una sentenza (p. 1137).
It. FALZONE: I proverbi sono brevi sentenze, ricavate dall’esperienza e dalla osservazione dei nostri antichi savi; e il proverbio che non viene a proposito è piuttosto un’insensatezza che una sentenza (p. 889).
It. LA GIOIA: I proverbi sono sentenze brevi, tratte dall’esperienza e dalla saggezza dei nostri antichi sapienti; e il proverbio che non cade a proposito, è una sciocchezza, ancora prima di essere un proverbio (p. 974).
It. CANALE: I proverbi sono sentenze brevi dettate dall’esperienza e dalla riflessione dei nostri antichi savi e che un proverbio che non viene a proposito è più una stramberia che una sentenza (p. 1933).
Come nei due casi precedenti anche questa volta il termine refrán viene reso in italiano genericamente con "proverbio". Le traduzioni sono per lo più letterali, e si noti l’alternanza di sproposito, sciocchezza, insensatezza, scempiaggine e stramberia per rendere in italiano disparate. Marone, Carlesi, Falzone, Giannini e Bodini invertono l’ordine sostantivo-aggettivo che si ha nel testo spagnolo, traducendo "brevi sentenze" anziché "sentenze brevi". Con Carlesi, inoltre, il complemento di specificazione (dei nostri antichi saggi) diventa soggetto. La Gioia e Bodini non rendono il significato di "piuttosto che" come congiunzione comparativa, ma traducono antes que enfatizzandone la connotazione temporale l’uno ("ancor prima di"), ricorrendo al semplice "non" avversativo l’altro.Infine "sproposito" e "sciocchezza" sono due sostantivi diacronicamente marcati in quanto sono più antichi di "scempiaggine" (XVII sec.), "insensatezza" (XVII sec.) e soprattutto di "stramberia", introdotto nel vocabolario italiano solamente verso la fine del XVIII secolo (GRADIT 2007). Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre especulación: speculazione/i (Franciosini, Gamba); osservazione (Marone, Carlesi, Falzone, Giannini); saggezza (La Gioia); riflessione (Bodini, Canale). Varianti per sacadas: cavate (Franciosini, Gamba); derivate (Marone, Giannini); ricavate (Falzone); tratte (La Gioia, Bodini); dettate (Canale).
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 551.
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